top of page

SPIRITUALITA'... ANALOGICA


Un approccio spirituale non può basarsi su una visione orizzontale di causa ed effetto, ma deve guardare ad una visione verticale di tipo analogico e simbolico; da applicare a una visione dell'uomo che non è, come si sente dire da molto tempo, una realtà corpo-mente-spirito, bensì è una realtà composta da corpo - ANIMA - spirito.

Così era fino al 1600 circa anno in cui arrivò Cartesio e l'aspetto anima venne sostituito dalla parola mente.

Ma l'anima è la vera protagonista della vita umana.

Il corpo non è mentalizzato, bensì è animato.

In ospedale non abbiamo la camera di rimentalizzazione, bensì la camera di rianimazione.

Nell'anima, come dice Edith Stein, abbiamo le due funzioni intellectus e Mens.

L'intellectus è l'intelletto, cioè la capacità dell'uomo di conoscere le cose, di entrare dentro al significato delle cose; un atto che coinvolge l'intera persona. Fa parte di questa funzione anche l'intuizione, in quanto intelligere significa guardare dentro.

La mens invece è la mente, cioè la parte logica attraverso la quale l’uomo riesce a spiegare quello che ha scoperto attraverso la sua intelligenza.

Questo è un processo naturale, altamente efficace che è stato sostituito, dal 1600, col suo opposto, ossia con il credo che sia la logica a poter risolvere i problemi e scoprire la realtà… ma non è così.

Come dicevo all'inizio la vita va spiegata in una visione verticale, simbolica ed analogica.

Questo significa che la realtà materiale, di cui fa parte anche il corpo, vive di analogia con ciò che appartiene al mondo dell'anima, ossia al livello spirituale.

Questa visione ci permette di dare un senso ai sintomi che il corpo manifesta… e alla vita stessa.

Un esempio?

Prendiamo un sintomo molto presente in questo momento storico, ossia la celiachia.

Questo è un sintomo che impedisce alle persone di assorbire i cibi derivati o trattati con cereali e farine; e che mantiene il loro fisico, tendenzialmente, di bassa statura… o comunque difficoltà di crescita.

L'intestino ha la funzione di accogliere il cibo, separare l'utile dall'inutile, ed eliminare gli scarti.

Non solo: l'intestino è anche il nostro secondo cervello, quello in cui avvengono le intuizioni più importanti.  Spesso si dice di agire o non agire di pancia, proprio per indicare questa grande capacità istintuale.

Ora: l'incapacità di poter separare l'utile dall’inutile, il capire ciò che è buono da ciò che non è buono, è sì una funzione intestinale; ma è anche ciò che deve saper fare l'uomo proprio con l'intelligenza… e poi con la logica. 

L'intelligenza è qualcosa di molto forte e particolare che non ha nulla a che fare con la logica; esattamente come la cultura non determina l’intelligenza.

Una persona colta non è per forza anche intelligente.

Il corpo è sempre molto intelligente e quindi, per analogia, ci mostra la difficoltà che la persona, in questo esempio colpita da celiachia, ha nel discernere ciò che è utile da ciò che è inutile, oltre ad una tendenza a rimanere, in un certo qual senso, un po' bambina, evidenziata, per analogia, dalla difficoltà di crescere.

Questo è anche il male di questo momento storico che non sa più scegliere autonomamente ciò che gli serve e ciò che non gli serve, che cerca continuamente le fake news senza riuscire però a scoprire quali sono le real news; una società che sembra non voler crescere, con il naso sempre sopra i telefonini, i giochini e una capacità di scelta delegata sempre più ad un'intelligenza artificiale che di intelligente non ha nulla.

Come sempre, nella psicosomatica, si parla di analogie e simbolismi, quindi di interpretazione, ma sappiamo anche che si va spesso molto vicino alla verità; quando si guarda la vita in modo verticale…  ed infatti, il mondo spirituale, chiede all’uomo, attraverso questa analogia e questi sintomi, di prendere coscienza che non è lui a comandare sul mondo e che deve imparare di nuovo a conoscere ciò che è utile da ciò che non è utile.

E come lo fa? 

Costringendo la persona celiaca a dover stare attenta nella scelta del suo cibo che non può più essere qualsiasi, ma deve essere quel tipo specifico di cibo; e questo implica anche un'attenzione del suo stesso modo di vivere che non può essere più quello infantile, ma deve diventare di adulto responsabile, capace di scegliere il cibo giusto (non solo a livello alimentare ma anche cognitivo), se vuole continuare a vivere bene.

Come si vede da questa analogia, e da questo simbolismo, la realtà individuale rispecchia anche un bisogno collettivo. Questo perché, nella visione verticale, ogni individuo è una cellula di un qualcosa di più grande che si chiama umanità, che a sua volta si chiama mondo e natura, e alla quale viene chiesto una comprensione profonda, quindi spirituale, affinché possa, e riesca, tornare di nuovo ad essere creatura umana e non bambino capriccioso che pensa di governare il mondo.

Concludo riaffermando che solo con questo tipo di visione verticale possiamo parlare e vivere una spiritualità concreta e veramente evolutiva per ogni persona, ogni comunità… e per tutta l'umanità.


Per una spiritualità applicata:

Andrea Catanese

Counselor psicosomatico

Titolare di Esserci: il tuo potenziale in atto





37 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

SINTONIA

bottom of page